Avete presente quando vi propongono un’esperienza che non avete ben compreso o che avete sottostimato, ma vi fate trascinare dall’entusiasmo altrui e dite si?
Ecco, la mia avventura nel Borneo è iniziata così!!
Non ricordo il momento esatto in cui ho realizzato in cosa mi fossi cacciata…forse quando era ormai troppo tardi per tirarsi indietro e forse la foto che segue immortala quell’esatto momento.
Ma facciamo un balzo indietro.L’avventura nel Borneo fa parte di una serie di avventure vissute durante uno splendido viaggio in Malesia fatto con due dei nostri più cari Amici , quelli con la A maiuscola, una sorella e un fratello che dopo questo viaggio, a dispetto delle più tetre previsioni sui viaggi con gli amici, sono diventati parte della nostra famiglia.
Organizzammo questo viaggio quasi per caso, in una fredda serata invernale davanti al camino, una meta scelta dopo aver scartato per questioni meteorologiche una manciata di altre mete…come se in Malesia non piovesse !!
Non mi ricordo come costruimmo quel viaggio , probabilmente ci affidammo alle capacità organizzative di Sara…ah, ecco di chi è la colpa ora che ci penso!!!
Dopo una ricerca in rete e sulla Lonely Planet, ci affidammo in loco a un gruppo di ragazzotti che organizzava escursioni nella giungla e riuniti sotto il nome di Uncle Tan.
L’organizzazione era inappuntabile e , giunti al punto di ritrovo, la loro base, era previsto un pranzo minimal on the go…forse avevamo bisogno di essere in forze per arrivare a destinazione…avrei dovuto capire che c’era del marcio!!!
Una volta rifocillati salimmo con altri compagni di avventura su un minivan che dopo un paio d’ore ci scaricò sulle rive delle “limpide” acque del Sungai Kinabatangan.
Fatemi fare un accenno alla nostra preparazione ad affrontare la giungla.Il giorno prima ci recammo presso un locale bazar per comprare abbigliamento adatto all’occasione. Io e Chri ci dotammo di camicia in cotone con le maniche lunghe a quadrettoni in stile taglialegna (era evidente che non avevamo capito nulla), pantaloni lunghi alla Indiana Jones (ecco, qui ci avevamo quasi preso) e , soprattutto, stivali di gomma (ok, c’eravamo). A completare il look spray repellente per gli insetti e torcia…ma se doveste affrontare la stessa avventura non fate il nostro errore che da bravi ecologisti ci eravamo muniti di una torcia “a carica” senza le batterie e nel buio e nel silenzio della giungla , a intervalli regolari, si sentiva il rumore della nostra manovella che sovrastava quello delle cicale!
Torniamo al Sungai.Ad attenderci erano pronte delle imbarcazioni molto spartane che ci portarono , dopo quasi 2 ore di navigazione ,sulle torbide acque del fiume all’interno della giungla , lontano dalla civiltà.
Eravamo totalmente dentro l’Avventura, umili spettatori di una natura padrona indisturbata di questo angolo di mondo. Sulle sponde del fiume la vegetazione è talmente fitta da non lasciare intravedere cosa si nasconde al suo interno.Le padrone di casa ci scrutavano curiose (ma forse neanche troppo) dalle fronde degli alberi. Sto parlando delle scimmie , ma non le classiche bertucce presenti ovunque in Oriente.Qui vive una specie buffissima chiamata Scimmia Nasica che ha un grosso naso lungo se si tratta di un maschio e un nasino alla francese se si tratta di una femmina.Le scimmie ci incuriosivano parecchio ma quello che ci preoccupava di più erano i coccodrilli!
Si, proprio quelli che tutti avete visto allo zoo…bhe, qui nuotavano intorno alla nostra zattera!!! Ed è allora che ho iniziato davvero a realizzare cosa avevo fatto, il “guaio” nel quale mi ero cacciata ma ormai eravamo in mezzo all’acqua melmosa lontanissimi dalla salvezza e con un coccodrillo che ci prendeva le misure.In un folle attacco di pessimismo mi figuravo i titoli di giornale in patria “Italiani sbranati in Malesia durante trekking nella giungla del Borneo” e gli impietosi commenti dei lettori “se la sono cercata”.I nostri accompagnatori erano, però, assolutamente tranquilli (o profondamente incoscienti) quindi decisi, in quel preciso momento, di lasciarmi trasportare dagli eventi e mentre elucubravo tutta questa teoria giungemmo finalmente al nostro approdo, un piccolo spazio sulla riva del fiume con un improvvisato porticciolo in legno che ci permise di sbarcare e , zaino in spalla, raggiungere a piedi in mezzo alla giungla il nostro campo base.
…eh, il campo base…
Mezz’ora a schivare pozze immense e vere e proprie liane ( travestite da serpenti) per giungere a una passerella in legno ai lati della quale erano poste delle gabbie in legno e che portava a una zona sopraelevata destinata all’adunanza delle truppe e alla distribuzione del rancio.Ben presto scoprimmo che le gabbie erano le nostre lussuose sistemazioni .All’interno era posto un materasso in terra coperto da una zanzariera e la parte frontale era chiusa da una grata… un ottimo modo per farci capire cosa provano gli animali allo zoo, qui eravamo a casa loro e in gabbia ci stavamo noi, ce lo meritavamo.
Mi sono dimenticata di menzionare la mia fobia per gli insetti…giusto per farvi capire quanto mi sentissi a mio agio…
Il programma prevedeva 2 giorni di full immersion nell’ambiente ostile (nel senso che stava bene anche senza la nostra incursione) della giungla:un primo trekking di giorno a piedi, uno sul fiume e il diabolico trekking notturno.
Passi il trekking di giorno , a me sembrava già abbastanza estremo tra centomilapiedi giganti, sanguisughe che si arrampicavano ovunque e insetti, ragni e affini in ogni dove; va bene la girata sul fiume, ormai avevamo preso confidenza anche col coccodrillo affamato…ma il trekking notturno per me era davvero troppo …e infatti ci rinunciai non sapendo che la giungla sarebbe venuta a cercarmi.Con Sara decidemmo quindi di non partecipare a questa meravigliosa opportunità e , mentre i maschi si univano a tutto il resto della comitiva, noi 2 restammo alla base con il cuoco. Per ingannare l’attesa del loro rientro e la tensione palpabile di 2 anime ben consce , a questo punto, di essere in mezzo alla giungla, iniziammo una memorabile partita a carte che durò pochissimo perché dopo pochi minuti un sinistro rumore precedette il disastro: il generatore che teneva accesa l’unica luce del campo si spense lasciandoci in balia del buio più buio che si possa immaginare.In un nano secondo un enorme insetto si poggiò sul mio braccio , un insetto che andava dalla spalla al gomito.Il panico , che fino ad allora avevo tenuto sotto controllo, prese il sopravvento.Sara trovò una pila nel suo zaino e me la porse ma nel momento in cui la accesi mi accorsi che il mostro che aveva preso dimora sul mio braccio era una enorme mantide religiosa .Iniziai ad agitarmi come se avessi un pitone intorno al collo cercando di liberarmene e quando ci riuscii la luce tornò grazie al provvidenziale intervento del cuoco tuttofare.L’adrenalina era a mille ma di continuare a giocare a carte non se ne parlava proprio!! Decidemmo allora di ritirarci nelle nostre “stanze” al sicuro dietro le grate e le zanzariere.Sara si mise al comando davanti a me, io mi aggrappai alla sua schiena paralizzata dalla paura con la faccia affondata tra le sue scapole e , un passo dietro l’altro, ci dirigemmo sulla passerella verso la gabbia ma fatti pochi metri Sara, di scatto, si girò cercando di pararmi la vista, e mi consigliò di tornare indietro…c’era, in mezzo alla passerella, un enorme ragno peloso che ci attendeva spavaldo.Ovviamente tornammo indietro con la coda tra le gambe e attendemmo il ritorno dei guerrieri.Fu un tempo infinito in cui il riso isterico si presentava a intervalli regolari a rompere i suoni della notte .Quando la truppa arrivò ci raccontò entusiasta di come avevano guadato il fiume con i giunchi alla gola , dei loro accompagnatori che machete alla mano gli avevano spianato la strada mentre li mettevano in guardia dal pericolo coccodrilli (“attention crocodile”…a rieccoli), degli scorpioni che avevano stanato e preso in mano…nulla a confronto della nostra mantide e del ragno gradasso!!
Il giorno seguente affrontammo il trekking sul fiume e il nostro coccodrillo, puntuale come quello di Peter Pan che aveva ingoiato l’orologio di Capitan Uncino, si ripresentò e ci mostrò come si alimenta un coccodrillo in natura…bestia che paura.Al termine di quella giornata si prospettò la possibilità di prolungare il nostro soggiorno di un altro giorno ma soprattutto di un’altra notte….MA SIETE MATTI????
Nonostante tutto, però, è un’avventura che non rimpiango perché mai mi capiterà di nuovo di trovarmi ai piedi di un enorme albero sul quale è arrampicata una femmina di Orango con il suo piccolo, né di contendermi il pranzo con le scimmie libere e pronte a rubarmi il piatto , né di vedere un buio così buio sotto un cielo zeppo di stelle senza inquinamento luminoso o acustico di alcun tipo e nemmeno di sentire come “parla” la giungla attraverso i versi dei suoi abitanti…PURA POESIA…
N.B. Un grazie speciale lo devo a Ciro con la sua disinvolta naturalezza anche in mezzo alla giungla; a Sara che si è presa cura delle mie paturnie anche lontano da casa proprio come una sorella maggiore (aggià, quella vecchia sono io…vabbè); a Chri che mi ha trascinato in questo luogo ameno per condividere con me la sua voglia di avventura…GRAZIE
STAY TUNED